Mammografia: il rischio di un “falso positivo”▼

Per contrastare il rischio di un “falso positivo” lo studio scientifico ha proposto di personalizzare l’osservazione delle donne durante il ciclo di mammografie programmate. L’importanza di seguire da vicino le donne con un falso positivo tiene conto del fatto che i tumori che si rilevano in questi casi proliferano proprio nel periodo tra due mammografie di controllo. Le lesioni di un cancro al seno sviluppate in questo intervallo possono essere molto aggressive.

La mammografia si esegue in tutta Europa ogni due anni per le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni, eccetto alcuni casi specifici. L’obbiettivo dello screening è rilevare i casi di tumore al seno asintomatici. Tra queste donne il 4% sono convocate per realizzare test aggiuntivi per scartare ipotesi di malignità della lesione. 8 donne su mille devono sottoporsi a interventi di biopsia per assicurarsi di non avere sviluppato un cancro al seno. E a circa 5 su 1.000 viene pronosticato un tumore.

Le mammografie programmate nell’arco di 20 anni delle pazienti dimostrano che il 17% degli screening avevano evidenziato un “falso positivo” durante i controlli non invasivi, e un’incidenza ingannevole del 3% per i follow-up invasivi come biopsie o altri interventi aggiuntivi.

Fonti
British Journal Of Cancer
Nature

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